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Letture ed emozioni

  • Chiara Artioli infermiera in TIN
  • 9 dic 2019
  • Tempo di lettura: 3 min

Ogni reparto ha la sua storia, in fondo a quel corridoio, oltre quella porta, al di là di quel vetro non ci sono solo i bip dei monitor, il clop clop degli zoccoli del personale, i bisbigli dei famigliari...no, c’è molto altro e chi ha frequentato un reparto di terapia intensiva neonatale lo sa..

C’è il frastuono del silenzio, il peso del dolore ma anche folate di speranza e limpide risate, mani che contengono, braccia che accolgono, cuori che scalpitano. Ma probabilmente lo sapete meglio di me. La terapia intensiva neonatale è il luogo in cui gli opposti si attraggono più che da ogni altra parte, è il luogo in cui si ride e si piange, si fa un passo avanti e a volte due in dietro, è il luogo del tempo lento lento.

Mi ricordo il primo giorno che sono arrivata li in un reparto di terapia intensiva neonatale, ero al terzo anno di scienze infermieristiche, era il mio tirocinio facoltativo e non avrei mai immaginato che mi avrebbe così tanto cambiata.

Ho ancora ricordi nitidi dei bimbi che ho seguito, di quelli che più di altri sono diventati parte di me, di quelli che mi hanno insegnato a fermarmi, di quelli che mi hanno fatto prendere paura, quelli per cui ho gioito ma anche versato lacrime. Lacrime sì, perché sotto al camice che ci copre e che a volte vorremmo ci coprisse di più, abbiamo il nostro carico di sentimenti spesso più pesante di una montagna intera. Sono passati diversi anni da quel primo passo in TIN e sono cambiate tante cose, le TIN stesse sono cambiate, io sono diventata madre e questo mi ha permesso di riflettere maggiormente su alcuni aspetti di scoprire una parte nuova di me.

Ho studiato, ho incontrato e conosciuto persone con cui ho percorso un tratto della mia vita, con cui ho condiviso alcune passioni, una tra queste la letteratura d’infanzia.

Io, il Dott. Marcello Florita e la Dott.ssa Claudia Maspero, abbiamo aperto un blog su Facebook: “Tutte chiacchiere da brucaliffo” in cui pubblichiamo recensioni di albi illustrati, quelli che più apprezziamo e che ci hanno catturato.

Non potevamo trascurare la Giornata Mondiale della Prematurità e il libro che abbiamo presentato nella nostra pagina è “Qui ci sono le altalene” una ballata alla vita, un inno. Monica Morini artista straordinaria, profonda conoscitrice delle parole in tutte le sue forme ha interrogato chi come lei, le parole le conosce prima di conoscerle ... i bambini. E loro le hanno regalato parole, frasi, immagini che come lei stessa dice “ho ascoltato, raccolto e infilato” per comporre questa ballata, inno alla vita, un richiamo per ogni piccolo neonato che nasce prima del tempo.

“Cosa c’è qui?

Perché svegliarsi da questa parte?

Perché il tuffo nella vita?”

Per gli scivoli, i castelli di sabbia, perché ci sono le altalene, ci sono i baci, i colori... Questo elenco non finisce mai, ognuno può arricchire il testo di ciò che per lui è importante.

I disegni di Eva Sánchez Gómez onirici, aerei vaporosi, ci fanno compiere un altro viaggio quello dei bambini che ancora devono arrivare da questa parte, nel loro mondo.

 

Chi conosce una terapia intensiva neonatale, non può non leggerlo senza commuoversi, senza che abbia immagini di incubatrici, di piccole mani che stringono, di occhi che si aprono al mondo per la prima volta, di smorfie, di sorrisi.

 

Chi, come me, lavora in terapia intensiva neonatale non può non leggerlo senza ricordarsi di tutti quei bambini che ha cullato tra le mani, di tutti quei neonati a cui ha pensato e ripensato finito il turno, di tutti quei genitori che ha abbracciato, consolato, riso insieme, perché chi lavora in TIN sa che non potrà uscire da quella porta senza un pezzettino di loro, senza avergli cantargli il suo inno alla vita....

Chiara Artioli infermiera in terapia intensiva neonatale.

 

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