La Bronchiolite
- Amati Prima
- 7 feb 2022
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La buona notizia è che i neonati prematuri possono essere tutelati con una adeguata profilassi e possono quindi far fronte alle possibili gravi conseguenze del virus singiziale respiratorio.
La bronchiolite è causata proprio dal virus singiziale respiratorio nella sua forma più grave e, in alcuni rari casi, anche dal rhinovirus, che negli adulti è causa del semplice raffreddore. Si tratta di una forma comune di infezione che il più delle volte si manifesta nei lattanti con sintomi lievi come raffreddore e tosse, ma che in alcuni casi peggiora drasticamente ostruendo i bronchi e causando gravi insufficienze respiratorie e polmoniti.
Purtroppo vengono colpiti da questo virus ben l’80% dei neonati sotto i 12 mesi e il 20% di essi possono peggiorare fino al ricovero in terapia intensiva. I mesi dove si registrano i casi sono quelli invernali, indicativamente da novembre a marzo, ma ovviamente con le varie differenze territoriali. I casi si manifestano prima nelle zone settentrionali e da gennaio in poi si diffondono in centro Italia e nel sud.
Di questa malattia ancora non si riesce a capire come un banale raffreddore possa aggravarsi così velocemente fino al ricovero dei neonati in terapia intensiva. Una volta in ospedale, il trattamento che aiuta i piccoli è l’ossigenazione e la terapia di supporto per mantenere un’adeguata alimentazione e idratazione. In alcuni gravissimi casi si rende necessaria la ventilazione meccanica e un insieme ad altri interventi che li aiutano ad avere meno stress, come la sedazione nei bambini più piccoli, o il sondino nasogastrico nei bambini più grandi per eliminare il gonfiore della pancia che l’ossigenazione forzata causa. Non servono quindi gli antibiotici perché l’agente responsabile è un virus e le sovrainfezioni batteriche sono rare, non servono i broncodilatatori e i cortisonici, non serve l’antivirale, se non in casi rarissimi.
Questo virus si diffonde con grandissima facilità attraverso il contatto con le secrezioni nasali e la saliva, ma anche con microparticelle disperse nell’aria. Quindi è necessario fare molta attenzione a come si starnutisce o si tossisce ed evitare di farlo nella stessa stanza dove soggiorna il neonato. Quando qualcuno dei famigliari è raffreddato e presenta i classici sintomi, sarebbe opportuno tenere tutte le accortezze a cui oramai siamo purtroppo abituati da due anni: lavaggio frequente delle mani, uso di mascherine, sanificazione accurata di ogni oggetto che entra in contatto con il bambino. Un fattore che può contribuire al contagio sono i fratellini che frequentano le scuole, dove ovviamente ci sono maggiori possibilità di circolazione del virus, il quale resta attivo anche 5 o 6 ore sulle varie superfici: maniglie, tavoli, cellulari, giocattoli, stoviglie, bicchieri.
Ma vediamo quali possono essere le azioni più efficaci contro la bronchiolite:
sicuramente l’allattamento con latte materno, che contiene anticorpi contro numerosi agenti infettivi, contribuisce moltissimo a tutelare le difese immunitarie,
in caso di famigliari con raffreddore si consiglia l’uso della mascherina e ovviamente è necessario evitare il contatto diretto come baci o carezze sul viso,
anche l’igiene scrupolosa di mani e oggetti che entrano in contatto con il bambino allontanano le possibilità di contagio,
sono utili lavaggi nasali con soluzione salina e aspirazione delle secrezioni nasali, in particolare prima dei pasti.
I sintomi compaiono dopo 2-6 giorni dal contagio e la durata media della bronchiolite è 5-7 giorni. In ogni caso ci sono segnali ben precisi che devono allarmare il genitore e, dove è necessario, portarli a rivolgersi al pediatra che ne verificherà la gravità.
In primis quando si avvisa la difficoltà di respirazione con respiri veloci e affannosi, o una tosse insistente e fastidiosa.
Le difficoltà respiratorie del bambino si possono notare anche dal movimento delle narici del nasino, da movimenti più accentuati a livello sternale e della fossetta del giugulo, ma anche da un respiro rumoroso e da una sorta di sibilo udibile avvicinando l’orecchio alla bocca del bambino. Bisogna intervenire con urgenza quando le labbra o il viso del bambino diventano violacei, segnale di grave insufficienza respiratoria.

E’ bene fare attenzione anche quando si evidenzia una certa inappetenza che, soprattutto nei lattanti, potrebbe portare a disidratazione, facilmente riscontrabile da labbra secche, poca pipì e pianto senza lacrime, oppure a sonnolenza e scarsa reattività.
Le apnee o le lunghe pause respiratorie non sono necessariamente segnali di gravità, ma sicuramente possono essere una complicanza dell’infezione in atto.
Il 30-40% di bambini che hanno avuto una bronchiolite, ed in particolare se sono stati ricoverati in terapia intensiva, possono presentare episodi ricorrenti di broncospasmo fino all’età scolare e in certi casi vi può essere un’evoluzione verso l’asma. Queste conseguenze a lungo termine alterano la qualità di vita di questi bambini e delle loro famiglie e diventa necessario seguirli fino all’età della scuola dell’obbligo, con visite periodiche che comprendano anche la misurazione della funzionalità respiratoria detta spirometria.
I bambini nati pretermine sono maggiormente esposti al rischio di contagio del virus singiziale e con maggiore frequenza l’infezione si trasforma in bronchiolite, soprattutto per i piccoli nati al di sotto della 35ma settimana gestazionale. Risultano quindi i casi più difficili da gestire, perché possono aggravarsi più facilmente per la presenza delle patologie concomitanti tipiche dei neonati pretermine.
Fortunatamente, per i neonati pretermine e per i neonati a termine con particolari patologie come le cardiopatie congenite, le malattie polmonari croniche o particolari condizioni di immunodepressione, è possibile intervenire con una specifica profilassi contro questo virus utilizzando un anticorpo monoclonale, il Palivizumab, che viene somministrato per via intramuscolare, somministrazione da effettuare una volta al mese per un totale di 5 volte, durante la stagione epidemica, di solito da novembre a marzo e che si è rivelata estremamente efficace nel prevenire le bronchioliti gravi da virus respiratorio sinciziale.
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